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Letteratura

Canto XXVI dell’Inferno: Ulisse e Diomede

Analisi e commento del Canto XXVI dell’Inferno nella Divina Commedia di Dante Alighieri: l’episodio di Ulisse e Diomede e l’epilogo dell’Odissea

Introduzione

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.[1]

La Divina Commedia non è soltanto il libro più importante della letteratura italiana ma una della maggiori opere della letteratura mondiale. Oltre a costituire una delle testimonianze più esaustive del mondo medievale è anche alla base della lingua italiana. Anche se Dante Alighieri (1265 – 1321) la compose nei primi 20 anni del 14° secolo non ha tuttora perso attualità e si presta a innumerevoli letture e commenti che nei secoli si sono susseguiti. Il titolo Divino fu aggiunto da Boccaccio, ma Dante stesso aveva definito la Commedia un poema sacro. Oltre alla politica, la religione cristiana gioca infatti un ruolo cruciale nell’opera e Virgilio si pente di aver vissuto nei tempi “pagani”, senza aver avuto la possibilità di conoscere Gesù Cristo.[2] Dante in ogni caso era un religioso molto “equilibrato” e nutriva molto rispetto sia per il mondo classico (“pagano”) che per le altre religioni. Il terzo aspetto fondamentale del poema è la componente autobiografica di Dante che, in quanto bandito dalla sua amata Firenze, si smarrisce letteralmente nei lunghi anni dell’esilio vagando per l’Italia.

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Letteratura

Paura della libertà di Carlo Levi

Analisi dei concetti di libertà, massa e Stato-dio nei regimi totalitari

Introduzione

Paura della libertà è uno dei più importanti scritti di Carlo Levi, ma purtroppo anche il meno noto. Scrisse quel breve ma denso saggio nel 1939 in esilio in Francia per pubblicarlo poi alla fine della guerra nel 1946 presso Einaudi. Nel dopoguerra l’opera fu considerata inattuale e criticata anche dagli intellettuali marxisti per lo stile simbolico e l’assenza di fatti storici concreti. In verità è proprio la presunta inattualità che dà valore universale al testo insieme al fatto che svela i fenomeni totalitari che retrospettivamente si possono applicare ai regimi di stampo sia nazifascista che stalinista. Il linguaggio rispecchia il momento di stesura e non è né chiassoso, né propagandistico ma molto metaforico. Del resto Carlo Levi era un pittore e proprio Italo Calvino, che peraltro apprezzava molto Paura della libertà considerandolo centrale per la comprensione della restante produzione letteraria dell’autore, scrisse: Dipingere con parole, scrivere con immagini.[1] Questi fattori in ogni caso impedirono la fortuna critica del saggio che dopo due edizioni dimenticate degli anni ’60 e ’70 nel 2008 è stato riproposto in una nuova edizione dalla Neri Pozza di Vicenza con una prefazione del filosofo Giorgio Agamben.

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Letteratura

Le Operette morali di Giacomo Leopardi

Analisi e commento di una selezione di dialoghi tratti dalle Operette Morali di Giacomo Leopardi, un capolavoro del grande filologo e poeta dell’Ottocento

Introduzione

Giacomo Leopardi è una pietra miliare della letteratura italiana, un poeta sublime, un grande filologo e un pensatore originale di un’immensa cultura classica. Purtroppo spesso viene ridotto al pessimismo cosmologico senza tener conto della vastità del suo pensiero. La malinconia ha senz’altro avuto un posto importante nella vita del poeta romantico anche se oggi lo si potrebbe definire meglio come scettico. Leopardi era scettico nei confronti dell’umanità, della scienza, della religione, della filosofia, dei valori morali e dopo secoli chi potrebbe dargli torto? La sua grandezza risiede nell’inventiva, nella creatività letteraria (per la quale le Operette morali sono un esempio eccellente) nonché nel suo spirito libero ed indipendente. Egli fu molto apprezzato da Friedrich Nietzsche che prima di essere filosofo era anche filologo.

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Letteratura

Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese

Analisi e commento dei Dialoghi con Leucò: la passione per la mitologia de “I fuochi” (Dialogo tra due pastori), le disperazioni amorose de “L’inconsolabile” (Dialogo tra Orfeo e Bacca) e la morte di un grande scrittore

Introduzione

I Dialoghi con Leucò (1947) di Cesare Pavese (1908 – 1950) sono un vero gioiello che fu molto caro allo stesso autore. Pavese sosteneva di aver trovato una nuova forma che sintetizza molti filoni[1] ed era anche quello il libro che teneva sul comodino quando si suicidò nella notte del 26 agosto del 1950 nell’albergo Roma in Piazza Carlo Felice a Torino. I Dialoghi con Leucò non sono sicuramente la prima opera con cui associamo Pavese e anche nel 1947 l’accoglienza non era stata particolarmente entusiasmante. In fondo non sempre il giudizio dei lettori coincide con quello dell’autore.

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Filosofia Letteratura

Le Confessioni di Agostino: aspetti filosofico – morali

Analisi di un classico della cultura occidentale

Introduzione

Augustinus Aurelius noto anche con il nome di Sant’Agostino o Agostino d’Ippona fu un filosofo, vescovo e teologo di lingua latina nonché padre della Chiesa.[1] Nacque il 12 novembre del 354 a Tagaste in Numidia, l’odierna Souk Ahras in Algeria. In quei tempi il Nordafrica era il granaio dell’Impero Romano nonchè un’ottima fonte di tasse. Agostino era di etnia berbera ma di cultura ellenistica-romana e insieme ad Apuleio uno dei pochi scrittori latini di origini nordafricane che leggiamo ancora oggi. Sappiamo molto della sua vita grazie alle Confessioni (Confessionum libri XIII) che scrisse all’età di 44 anni nel 398 quando ormai era vescovo di Ippona. Nelle Confessioni Agostino non narra soltanto la sua vita a Dio menzionando la sua conversione al Cristianesimo come esempio per altri, ma presenta al lettore anche i travagli della sua anima che rendono l’opera straordinariamente moderna.

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Letteratura

Letteratura e animali nell’opera di Montaigne e Kundera

La concezione degli animali secondo Montaigne nell’Apologia di Raymond Sebond e il confronto con L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera


Saevitia in bruta est tirocinium crudelitatis in homines[1]

The greatness of a nation and its moral progress can be
judged by the way its animals are treated
[2]

Introduzione

Forse Michel de Montaigne (1533 – 1592) è stato uno dei primi animalisti della storia del pensiero e nei suoi scritti colpisce soprattutto l’umanità e il reciproco rispetto che contraddistingue il suo rapporto con gli animali. Nei Saggi Montaigne riflette sugli animali soprattutto nel 12° Capitolo del secondo libro, l’Apologia di Raymond Sebond[3]. Si tratta del capitolo più lungo (circa 200 pagine) degli Essais ed è stato pubblicato anche separatamente. Oltre all’Apologia di Raymond Sebond nei Saggi c’è un secondo capitolo, l’undicesimo del secondo libro dal titolo Della crudeltà che parla della caccia e dei diritti che dovrebbero avere gli animali innocenti. Considerando l’epoca in cui scrisse i Saggi stupisce la conoscenza approfondita che Montaigne aveva degli animali. A metà del Cinquecento intuiva conoscenze e capacità che solo secoli dopo furono confermati dalla scienza. In questo primo articolo sugli animali verranno analizzate le prese di posizione di Montaigne nei loro confronti ed un capitolo di un noto romanzo di Milan Kundera (L’insostenibile leggerezza dell’essere). Oltre a riuscire nell’impresa di indurre il lettore alla tristezza e alla compassione per la malattia e la successiva morte di un cane di nome Karenin, Kundera riflette anche in altri contesti sul comportamento discutibile dell’uomo nei confronti degli animali. Pur provenendo da epoche e contesti culturali molto diversi gli atteggiamenti di Montaigne e Kundera sugli animali presentano molti parallelismi. Il secondo articolo sugli animali sarà invece dedicato alle ricerche scientifiche di Jennifer Mather dell’Università di Lethbridge sugli invertebrati e ad una pubblicazione di J.M. Coetzee dal titolo The Lives of Animals (La vita degli animali).

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Letteratura

La Sicilia letteraria e i primi romanzi di Gesualdo Bufalino

Analisi e commento di Diceria dell’untore e Le Menzogne della notte: l’intertestualità nei primi romanzi di Gesualdo Bufalino

Introduzione

La parola ha preceduto la luce e non viceversa: Fiat Lux e la luce fu.[1]

Se cerchiamo di immaginare una mappa letteraria dell’Italia il primo posto spetta senza dubbio alla Sicilia che ha dato i natali ad un numero impressionante di grandissimi scrittori. Non ho mai messo piede sull’isola più grande dell’Italia. L’unica Sicilia che conosco è quella letteraria. Nella testa mi risuonano frammenti di poesie, l’ombra dietro i vetri che ci spia, i pugni di peste, il carrubo dentro la mente e il baule di parole sbagliate.[2] Sento la voce del venditore di panelle e il loro sapore in bocca. Ho davanti agli occhi la strada tra Comiso e Vittoria sotto la grandine tra i fichi d’india sulla quale fece l’incidente fatale Gesualdo Bufalino. Poco fa ho finalmente visto in mostra a Milano il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina del museo Mandralisca di Cefalù al quale Vincenzo Consolo ha eretto un monumento in letteratura con il suo romanzo Il sorriso dell’ignoto marinaio (1976).

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Letteratura

L’opera di Rabelais e la cultura popolare di Michail Bachtin

Cultura del riso, Carnevale e Realismo grottesco

Michail Michajlovič Bachtin

Le vicissitudini della vita e dell’opera del critico letterario e filosofo russo Michail Michajlovič Bachtin (1895 – 1975) sono strettamente legate alla situazione politica del suo paese di origine. Come molte delle sue opere, il saggio dal titolo “L’opera di Rabelais e la cultura popolare” [Rabelais and His World – Творчество Франсуа Рабле и народная культура средневековья и Ренессанса] su Gargantua e Pantagruele fu scritto già negli anni Trenta ma la pubblicazione poté avvenire soltanto nel 1965. Il pubblico occidentale ebbe l’occasione di conoscere l’opera tre anni dopo, nel 1968 grazie alla traduzione inglese di Helene Iswolsky. La prima versione italiana fu pubblicata nel 1979 dall’Einaudi.

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Letteratura

Gargantua e Pantagruele di François Rabelais

Recensione e analisi di Gargantua e Pantagruele, un classico del Rinascimento francese

Sull’autore François Rabelais

François Rabelais nasce il 4 febbraio del 1493 (o del 1494) vicino a Chinon, nella Valle della Loira. Rappresenta il classico esempio di un uomo universale del Cinquecento che si dedica a varie discipline: letteratura, umanesimo, teologia, legge e medicina. Figlio di un avvocato, inizialmente segue le orme del padre e fino al 1510 compie studi di legge. Nel 1520 prende gli ordini ed entra in un convento francescano dove si dedica agli studi e alle letture dei classici greci e latini, eseguendo anche delle traduzioni.

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Letteratura

L’aspetto anticlericale del Naturalismo francese

Analisi e commento de Il dottor Pascal di Émile Zola e Una vita di Guy de Maupassant

Introduzione

Il movimento letterario del Naturalismo fu fondato nella seconda metà del 19° secolo in Francia. A causa delle scoperte scientifiche dell’epoca furono messi in dubbio sia la religione in sé che i vari dogmi e ogni tipo di superstizione. Nelle opere naturaliste incontriamo sovente una marcata posizione anticlericale che mette a nudo non soltanto quanto siano superati la fede cieca e il pensiero dogmatico, ma anche quante sofferenze inutili causino. Émile Zola e Guy de Maupassant figurano tra i maggiori rappresentanti del Naturalismo. In Italia questo movimento ispirò il Verismo (Verga, Capuana) degli ultimi decenni dell’Ottocento che condivise con il movimento francese l’ispirazione positivista e la fiducia nella scienza.