Analisi di La Cena delle ceneri, Spaccio de la bestia trionfante e De gli eroici furori
Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.[1]
“Vanità, vanità, ogni cosa è vanità.[2]
Frangar, non flectar
Introduzione
Prima di essere arso vivo il 17 febbraio 1600 in Campo dei Fiori, Giordano Bruno trascorse sette lunghi anni nelle prigioni del Palazzo del Sant’Uffizio. Non solo lo torturarono e lo costrinsero a vivere in condizioni disumane ma per tutto quel tempo gli tolsero anche la possibilità di scrivere e – visto l’ambiente – probabilmente anche quella di pensare. Nei secoli che seguirono egli è diventato un mito per la morte violenta sul rogo, ma le sue opere filosofiche sono purtroppo poco diffuse e studiate. Sappiamo poco anche della vita del grande filosofo e teologo e non ci è pervenuto nemmeno un ritratto discreto[3].