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Filosofia

Il pensiero filosofico di Giordano Bruno

Analisi di La Cena delle ceneri, Spaccio de la bestia trionfante e De gli eroici furori

Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.[1]

“Vanità, vanità, ogni cosa è vanità.[2]

Frangar, non flectar

Introduzione

Prima di essere arso vivo il 17 febbraio 1600 in Campo dei Fiori, Giordano Bruno trascorse sette lunghi anni nelle prigioni del Palazzo del Sant’Uffizio. Non solo lo torturarono e lo costrinsero a vivere in condizioni disumane ma per tutto quel tempo gli tolsero anche la possibilità di scrivere e – visto l’ambiente – probabilmente anche quella di pensare. Nei secoli che seguirono egli è diventato un mito per la morte violenta sul rogo, ma le sue opere filosofiche sono purtroppo poco diffuse e studiate. Sappiamo poco anche della vita del grande filosofo e teologo e non ci è pervenuto nemmeno un ritratto discreto[3].

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Letteratura

Canto XXVI dell’Inferno: Ulisse e Diomede

Analisi e commento del Canto XXVI dell’Inferno nella Divina Commedia di Dante Alighieri: l’episodio di Ulisse e Diomede e l’epilogo dell’Odissea

Introduzione

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.[1]

La Divina Commedia non è soltanto il libro più importante della letteratura italiana ma una della maggiori opere della letteratura mondiale. Oltre a costituire una delle testimonianze più esaustive del mondo medievale è anche alla base della lingua italiana. Anche se Dante Alighieri (1265 – 1321) la compose nei primi 20 anni del 14° secolo non ha tuttora perso attualità e si presta a innumerevoli letture e commenti che nei secoli si sono susseguiti. Il titolo Divino fu aggiunto da Boccaccio, ma Dante stesso aveva definito la Commedia un poema sacro. Oltre alla politica, la religione cristiana gioca infatti un ruolo cruciale nell’opera e Virgilio si pente di aver vissuto nei tempi “pagani”, senza aver avuto la possibilità di conoscere Gesù Cristo.[2] Dante in ogni caso era un religioso molto “equilibrato” e nutriva molto rispetto sia per il mondo classico (“pagano”) che per le altre religioni. Il terzo aspetto fondamentale del poema è la componente autobiografica di Dante che, in quanto bandito dalla sua amata Firenze, si smarrisce letteralmente nei lunghi anni dell’esilio vagando per l’Italia.

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Tedesco

La negazione in tedesco con nicht e kein

Le Negationswörter in tedesco: la negazione della frase con kein e nicht

Negationswörter
Negationswörter

Per introdurre una negazione, in tedesco esistono le cosiddette Negationswörter (parole di negazione) come nicht, kein, nichts, niemals, niemand, weder…. noch.

Ci sono differenze sostanziali tra l’uso di nicht e kein che vedremo in questo articolo. Nicht si usa per negare ad esempio un verbo o un sostantivo con un articolo determinativo mentre kein nega un sostantivo con articolo indeterminativo o senza articolo. Facendo uso di numerosi esempi, in questo post cercheremo di ricavare alcune regole semplici per imparare a costruire bene la negazione in tedesco.

Le più comuni Negationswörter, kein e nicht, sono quelle da cui si deve partire per lo studio della frase negativa in tedesco.

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Arte

La pittura e i dipinti di Leonardo da Vinci

Come un uomo senza lettere rivoluzionò l’arte nel secolo dell’umanesimo

Introduzione

Leonardo da Vinci è riconosciuto come uomo di talento universale, ma la dote alla quale teneva di più e la disciplina che ha sempre preferito tra tutte le altre era senz’altro la pittura. I dipinti di Leonardo sono pochi, ma da vero perfezionista lavorò molto a lungo su ogni singola opera, basti pensare alla Gioconda che portò con sé nei vari spostamenti e che fu ritoccata fino a poco prima della sua morte in un arco di una quindicina d’anni. Anche di numerose altre opere sono a disposizione i cartoni preparatori (spesso modificati), per non parlare della montagna di disegni che lasciò il maestro e che spessissimo furono propedeutici per i dipinti. Leonardo era un genio e pur essendo privo di cultura umanistica riuscì ad emergere in un secolo dominato dal neoplatonismo.

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Letteratura

Paura della libertà di Carlo Levi

Analisi dei concetti di libertà, massa e Stato-dio nei regimi totalitari

Introduzione

Paura della libertà è uno dei più importanti scritti di Carlo Levi, ma purtroppo anche il meno noto. Scrisse quel breve ma denso saggio nel 1939 in esilio in Francia per pubblicarlo poi alla fine della guerra nel 1946 presso Einaudi. Nel dopoguerra l’opera fu considerata inattuale e criticata anche dagli intellettuali marxisti per lo stile simbolico e l’assenza di fatti storici concreti. In verità è proprio la presunta inattualità che dà valore universale al testo insieme al fatto che svela i fenomeni totalitari che retrospettivamente si possono applicare ai regimi di stampo sia nazifascista che stalinista. Il linguaggio rispecchia il momento di stesura e non è né chiassoso, né propagandistico ma molto metaforico. Del resto Carlo Levi era un pittore e proprio Italo Calvino, che peraltro apprezzava molto Paura della libertà considerandolo centrale per la comprensione della restante produzione letteraria dell’autore, scrisse: Dipingere con parole, scrivere con immagini.[1] Questi fattori in ogni caso impedirono la fortuna critica del saggio che dopo due edizioni dimenticate degli anni ’60 e ’70 nel 2008 è stato riproposto in una nuova edizione dalla Neri Pozza di Vicenza con una prefazione del filosofo Giorgio Agamben.

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Filosofia

La Consolazione della filosofia di Severino Boezio

Analisi e commento de La Consolazione della filosofia di Boezio, opera ponte tra antichità e Medioevo

Potrai mai comandare a uno spirito libero?
Potrai muovere dal proprio stato di quiete una mente
equilibrata ferma nella  sua razionalità?[1]

Introduzione

Insieme ad Agostino d’Ippona, Boezio è senza dubbio una delle auctoritates medievali le cui idee nei lunghi secoli che ci separano da loro non hanno perso attualità. Il caso peraltro vuole che i filosofi siano entrambi sepolti a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Severino Boezio fu un filosofo neoplatonico, senatore, studioso e teologo romano della tarda antichità che ebbe una profonda influenza sulla filosofia medievale. La sua opera più famosa è la Consolazione della filosofia (De Consolatione philosophiae) che fu composta in prigione, negli anni ‘20 del VI. secolo. La prima traduzione dal latino in volgare risale già al IX. secolo e fu opera del re Alfredo d’Inghilterra, un accanito mecenate e promotore della cultura. Siamo di fronte ad un prosìmetro, un’opera mista tra prosa e versi dalla quale trasse ispirazione anche Dante Alighieri per la sua Vita Nuova

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Tedesco

La declinazione degli aggettivi in tedesco

La diversa declinazione degli aggettivi in tedesco in funzione dell’articolo che li precede (determinativo, indeterminativo o nessuno)

Eine intelligente  Katze
Eine intelligente Katze

La declinazione degli aggettivi in tedesco è un argomento di grammatica che causa spesso confusione tra chi studia la lingua, ma in questo post vedremo che basta capire bene il meccanismo logico che ne sta alla base e memorizzare una tabella delle declinazioni per non commettere più errori. Vi sembra impossibile? Allora continuate a leggere. Attraverso tantissimi esempi scoprirete che il tedesco rimane pur sempre una lingua molto logica dove niente è lasciato al caso, come già accennato nei post dedicati al moto a luogo e ai verbi di posizione.

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Letteratura

Le Operette morali di Giacomo Leopardi

Analisi e commento di una selezione di dialoghi tratti dalle Operette Morali di Giacomo Leopardi, un capolavoro del grande filologo e poeta dell’Ottocento

Introduzione

Giacomo Leopardi è una pietra miliare della letteratura italiana, un poeta sublime, un grande filologo e un pensatore originale di un’immensa cultura classica. Purtroppo spesso viene ridotto al pessimismo cosmologico senza tener conto della vastità del suo pensiero. La malinconia ha senz’altro avuto un posto importante nella vita del poeta romantico anche se oggi lo si potrebbe definire meglio come scettico. Leopardi era scettico nei confronti dell’umanità, della scienza, della religione, della filosofia, dei valori morali e dopo secoli chi potrebbe dargli torto? La sua grandezza risiede nell’inventiva, nella creatività letteraria (per la quale le Operette morali sono un esempio eccellente) nonché nel suo spirito libero ed indipendente. Egli fu molto apprezzato da Friedrich Nietzsche che prima di essere filosofo era anche filologo.

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Filosofia

Il Trattato teologico-politico di Baruch Spinoza

Analisi e commento dei concetti di libertà, di tolleranza e del Dio di Spinoza esposti all’interno del Trattato teologico-politico

Philosophieren ist spinozieren
Georg Wilhelm Friedrich Hegel[1]

Introduzione

Sono passati tre secoli e mezzo da quando Spinoza pubblicò quest’opera ma essa non ha perso un briciolo della sua attualità, anzi è contemporanea come mai prima, forse perché nonostante la storia ci abbia insegnato che la libertà di pensiero è uno dei beni maggiori da difendere sempre e ovunque ci troviamo in un momento in cui il dissenso viene di nuovo considerato eretico. Forse è veramente come dice Spinoza, nelle avversità le persone non solo implorano consiglio ma seguono qualsiasi suggerimento per quanto assurdo sia. Facendo ciò commettono però un reato contro uno dei fondamenti dello Stato, la libertà di opinione. Spinoza si schiera contro l’intolleranza religiosa e ambisce una società secolarizzata, in cui ognuno è libero di praticare la religione a modo suo. Il suo sistema politico ideale è la democrazia, in quanto meno soggetta ad abusi di potere e adatta a sviluppare la libertà. Egli aborrisce la costrizione assoluta e qualsiasi tipo di violenza. Parliamo di uno dei personaggi più illuminati di tutta la storia della filosofia, sul quale molti però hanno un’idea sbagliata. Attraverso l’analisi delle sue idee religiose e politiche esposte nel Trattato teologico-politico cerchiamo di gettare un po’ di luce su un personaggio spesso immeritatamente criticato, scomunicato dagli Ebrei, mal visto dai Calvinisti e censurato dai Cattolici nonché dalla “liberissima” Corte d’Olanda. Scopriremo che non solo non era ateo, ma riusciva a cogliere l’essenza della religione come pochi prima di lui oltre ad essere un esempio di tolleranza in tutti gli ambiti della vita.

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Arte

La vita e le opere di Artemisia Gentileschi

Analisi dell’opera della pittrice barocca sulle orme di Caravaggio

Introduzione

Il giovane Cesare Pavese a 20 anni scrisse nel suo diario, riferendosi ai morti nelle guerre, che da secoli il mondo dimentica tutte le stragi e tutto il dolore degli uomini al pari di una sfinge dalla maschera di pietra. C’è però un unico fiore in mezzo alle tempeste che si conserverà in eterno in quanto universale: l’Arte.[1] A distanza di un secolo potremmo aggiungere che l’arte può aiutarci a vivere meglio e a focalizzare la mente su altro in tempi difficili. Il presente articolo è un omaggio alle opere di Artemisia Gentileschi (1593 – 1652/56 circa), una grandissima artista del Barocco che dedicò tutta la sua vita all’arte ottenendo risultati eccezionali.

Artemisia Gentileschi faceva parte della scuola caravaggesca e da Caravaggio aveva ripreso soprattutto la tecnica del chiaroscuro. Figlia d’arte di Orazio, fu anche una delle prime artiste professioniste italiane, una donna che nel Seicento era riuscita a vivere di pittura e ad intrattenere relazioni con le più importanti corti d’Europa. Fu la prima donna ammessa alla prestigiosa Accademia del Disegno di Firenze che prima del 1616 non aveva mai annoverato donne tra i suoi membri.