Analisi e commento di Diceria dell’untore e Le Menzogne della notte: l’intertestualità nei primi romanzi di Gesualdo Bufalino
Introduzione
La parola ha preceduto la luce e non viceversa: Fiat Lux e la luce fu.[1]
Se cerchiamo di immaginare una mappa letteraria dell’Italia il primo posto spetta senza dubbio alla Sicilia che ha dato i natali ad un numero impressionante di grandissimi scrittori. Non ho mai messo piede sull’isola più grande dell’Italia. L’unica Sicilia che conosco è quella letteraria. Nella testa mi risuonano frammenti di poesie, l’ombra dietro i vetri che ci spia, i pugni di peste, il carrubo dentro la mente e il baule di parole sbagliate.[2] Sento la voce del venditore di panelle e il loro sapore in bocca. Ho davanti agli occhi la strada tra Comiso e Vittoria sotto la grandine tra i fichi d’india sulla quale fece l’incidente fatale Gesualdo Bufalino. Poco fa ho finalmente visto in mostra a Milano il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina del museo Mandralisca di Cefalù al quale Vincenzo Consolo ha eretto un monumento in letteratura con il suo romanzo Il sorriso dell’ignoto marinaio (1976).